Era il 1936 e nelle sale cinematografiche compariva Tempi Moderni di Charlie Chaplin amara commedia che con neanche tanto sottile ironia prevedeva tutti i problemi derivanti dal lavoro in fabbrica. Lo sfruttamento, la perdita dell’individualità, la visione del lavoratore come un semplice numero, un ingranaggio facilmente sostituibile all’interno di un’immensa catena di montaggio il cui unico scopo non era il benessere comune ma la produttività. Una produttività da superare a qualunque costo senza tener conto dei cicli naturali di creazione.
Sognare una fabbrica vuol dire che il sognatore è fortemente stressato da una serie di comportamenti e azioni che è costretto a svolgere ripetitivamente, senza aver la possibilità di riflettere. L’inconscio sta facendo suonare un campanello d’allarme, è al limite delle sue energie fisiche e mentali e deve prendersi il tempo necessario per valutare le proprie priorità, ristabilendo così i suoi equilibri interiori ed esteriori. Se è un lavoratore dipendente a fare questo tipo di sogno è molto probabile che senta il bisogno di richiedere le tanto agognate ferie. Se invece il soggetto ha appena pensato di avviare un’attività in proprio o è un lavoratore autonomo allora la fabbrica assume una valenza positiva. La mente sta lavorando a pieno regime e sta vivendo un momento creativo particolarmente ricco e fruttuoso. La fabbrica, in generale, corrisponde al numero 12, se è aperta al 50, se è chiusa al 51. A seconda del prodotto in lavorazione le cifre in questione cambiano; una fabbrica chimica ha il 4, edile il 50, metallurgica o di carta 81, tessile 80, di armi 8, d’auto 39, di bevande 45 (89 se è un birrificio e 25 se produce liquori) di candele 66, di cappelli 14, di carte da gioco 81, di chiodi 5, di dolci 43 (76 se lavora la cioccolata) di fiammiferi 1, di mobili 65, di pasta 86, di penne 5, di pianoforti 12, di scarpe 32, di scatole 34, di strumenti in generale 63, di tabacco 58, di seta 61 e di vetri 72.